È il 31 luglio, il giorno prima dell’aereo per l’Irlanda, e tutto è un po’ concitato: le preoccupazioni del lavoro di riuscire ad indirizzare tutte le richieste in tempo per andare in ferie tranquillo, la gestione delle valigie e l’organizzazione familiare sovrintesa da mia moglie Nomade, le ragazze che si creano (giustamente) 1000 impegni e chiedono accompagnamenti, giochi e attenzioni varie a seconda dell’età.
Tutto po’ stressante e tutto regolare. La tempesta dello stress prima della bonaccia vacanziera insomma. Il solito, dài, avete capito.
Tutto procede regolarmente fino a che a ora di cena non sento un odore di gas in cucina, e dire che Nomade me l’aveva anche detto durante la giornata. E allora chiudi qui, chiudi là… alle dieci e mezza di sera le valigie non sono ancora chiuse e io sono lì al telefono con il pronto intervento di Hera (al quale faccio i complimenti per il servizio, giuro).
Vengono, provano, guardano: tutto regolare. L’odore è qualcos’altro ma sicuramente non gas metano che viene dal nostro impianto.
Tutto è bene quel che finisce bene, il più classico dei finali. Ma potevamo farla facile, noi? No.
Anche se il finale sembra adatto alla nostra storia, questa volta in particolare vi ho raccontato uno di quei prologhi che non c’entrano assolutamente niente con la storyline principale.
Alle 3 di notte Piperita si sveglia e ci sveglia, piangendo. Ha male alla pancia. Anche nei giorni prima il male c’era stato, andava e veniva, a volte male e a volte bene, ma ‘stavolta malissimo. Ci svegliamo di botto, ci alziamo e ne parliamo. C’è una sola scelta possibile ed è andare al pronto soccorso.
“Tu lo sai che se dobbiamo andare al ps l’aereo delle 11:25 non lo prenderemo mai?” – dico a Nomade – “Ma infatti, IO vado in ps e TU porti gli altri in Irlanda, noi poi vi rarggiungiamo”.
Restiamo lì, sbigottiti e muti perché non c’è altro da dire. Ma ci restiamo anche poco perché non ce n’è il tempo.
“Preparati, lavati la faccia” – “ho messo le guide per l’Irlanda nella borsa grande” – “ma come fate poi a raggiungerci se vi ricoverano per controlli? Cerchiamo un aereo appena vi rilasciano, ok?” – “Piperita tranquilla, la risolviamo in qualche modo, l’importante è che ti guardi qualcuno per far andare via il male” – “come fai con le altre?” – “ricordati le cose che avevo nel mio zaino” – “mi mancate già” – “ma dài, magari non è niente” – “ti amo” – “ciao“.
Blam.
La porta di casa si chiude, non forte, non piano, normale ma implacabile.
Una notte insonne senza aver potuto neanche parlare se non in chat, la conferma dell’appendicite e di un ricovero urgente perché oltre a esserci è anche brutta, le valigie finite da solo, lo svegliare le altre dicendogli che Nomade e Piperita non vengono in aereo, che operano Piperita in giornata, e quasi senza capire cos’è successo ci troviamo divisi.
Nomade al pronto soccorso, di fianco a Piperita che è stata operata nel pomeriggio, mentre si chiede come andranno i prossimi giorni.
Io in Irlanda, con 3 figlie su 4 e con lo zio Malpi, che so che l’operazione è andata bene ma che è stata molto lunga e difficile. Uscire dall’ospedale non sarà rapido.
Compito comune è il vivere pienamente il presente che ci è dato, anche se è difficile. Godersi quel che ci è dato e riscoprire ogni giorno che la vita è bella.
Sono passati già 5 giorni dall’operazione, tutto procede bene ma siamo ancora chiaramente separati. Non ci succede mai e non siamo abituati. Piperita sta meglio, ha cominciato a mangiare qualcosina e la ripresa fin qui è stata buona.
Era un po’ che non scrivevamo sul blog, ma abbiamo voluto ripartire da qui, perché se non si riparte in questi casi come si fa?
Stay tuned. E pregate per Piperita e Nomade.
Oh ragazzi!!! E come no, tante preghiere e good vibes a Nomade e Piperita, che sono certa di riprenderà per il meglio, degna erede di famiglia PRO! E in Irlanda ci ritornerete magari col team al completo, tu e le altre ragazze guide ormai esperte! Vi abbraccio forte forte!