
Durante l’anno scolastico, in ogni normale pomeriggio di ordinaria follia: alle 16.30 stacco dal lavoro e inizio il mio secondo lavoro come taxi delle figlie.
Piperita, che fa dell’originalità la sua cifra stilistica, ha deciso di innamorarsi dell’unico sport che non si pratica nella grande città, quindi due volte alla settimana mi attraverso in macchina l’universo conosciuto, ovviamente costellato di cantieri per l’occasione, per arrivare a un paesino limitrofo in cui non c’è nulla, nulla (!) tranne – o somma fortuna! – il campo sportivo agognato.
Un paio di mesi fa, sono nel traffico della grande città, bloccata al semaforo e mentalmente imprecante contro il sindaco, la città, gli automobilisti in genere, quelli nello specifico che si sono piazzati davanti a me, lo sport nel suo complesso e quello scomodo con particolare impegno, quando Piperita – che negli ultimi minuti ha lasciato vagare lo sguardo fuori dai finestrini della macchina – esordisce, serafica, con questa dichiarazione:
“mamma, ho capito il segreto delle zanzare.”
io, annaspando in cerca di una connessione logica col paesaggio fuori dal finestrino: “zanzare?! è presto, per le zanzare!”
p, spazientendosi: “che c’entra! mica parlo di adesso, mamma! ho appena capito perché Dio ha creato le zanzare.”
mica bazzecole, insomma.
mi ricompongo, mi guardo intorno, ci ragiono, ci ri-ragiono, ma non ne vengo a capo: “spiegamelo, perché io non me lo spiego“.
p, sorridendo tra sè: “per farci accorgere che senza di loro le cose vanno proprio bene“.
io: “?“
p: “sì, perché quando le cose vanno bene noi ci abituiamo, non ci accorgiamo più che sono belle. allora Dio ha inventato le zanzare, così quando ci sono ci fanno penare e quando non ci sono più ci accorgiamo della differenza! così quando non ci sono ci godiamo quel che c’è, che altrimenti diventa scontato. quindi grazie alle zanzare scopriamo di nuovo le cose belle di tutti i giorni. hai capito, mamma?“
Ball. set. match.
Annuisco e torno a guidare.
Godendomi l’assenza di zanzare. (che fa anche rima!)