Avete presente quando fate di nuovo lo stesso errore e vi ritrovate a dire allo specchio “ma allora sei recidivo, sciocchino che non sei altro!”– le parolacce sono rigorosamente vietate avendo bambine in età pappagallese – ecco, noi l’abbiamo fatto di nuovo.
Non ci sono bastati gli ammonimenti e le confessioni pubbliche qui sul blog, no. Noi siamo cocciuti, testardi come muli, duri come mattoni, svegli come ghiri. Prima o poi ci verranno a prendere, lo sento.
Tre settimane fa siamo andati a Venezia con amici, per vedere il carnevale e per festeggiare un po’ in anticipo la Leprepazza che compie gli anni in piena quaresima – beh sì, certo, anche per dedicarmi a svariati scatti compulsivi, dei quali vi metto un piccolo esempio sotto.
E’ stato un gran bel week end, pieno di stupore, risate, passeggiate e ottime mangiate colossali.
Ma anche pieno di gravi rischi.
E dire che ormai lo so che le pupatole hanno la lingua innocente ma svelta nel dire la cosa sbagliata al momento sbagliato, dovevamo saperlo, dovevamo ammonirle. E invece niente, non abbiamo fatto niente. C’è andata bene per una giornata intera. Non era successo nulla di imbarazzante, dovevamo approfittarne e metterci ai ripari. Invece niente.
Al secono giorno di passeggiate tra le maschere veneziane la Paperella se n’è uscita con uno dei suoi urletti ultrasonici, quelli che li sente la capitaneria di porto con il radar.
“Babbo andiamo, ci sono i travestiti! Dài che andiamo a guardare cosa fanno!”
Vi prego, in galera venitemi a trovare.